Quando per la prima volta mi sono imbattuto in questo “The Tower”, ho pensato a Lolo per il primissimo Nintendo ad 8 bit. Lolo, pur di salvare la propria amata, era costretto a salire le scale di una torre, all’interno della quale ogni piano era un puzzle da risolvere, pieno di insidie e nemici. Per quanto il titolo di Nerghray non sia un puzzle game puro, affrontare il cattivone finale significherà superare gli ostacoli e gli enigmi posti nei 20 piani presenti nell’imponente struttura. Il titolo in questione è un progetto con poche pretese, uno “short game”, che richiederà un’oretta del vostro tempo per essere completato. The Tower è stato sviluppato con Rpg Maker VX Ace e sfrutta a pieno le RTP del tool. Vediamo ora nel dettaglio cosa Nerghray ha riservato per noi con questo suo primissimo lavoro.

Benvenuti nell’umile dimora di Evil Lord

Le terre esterne sono minacciate, ed un losco figuro, Evil Lord, ne sa qualcosa. Quest’ultimo, colto da manie di conquista, vuole appropriarsi di tutto ciò che circonda la torre. Il nostro protagonista, un impavido giovane desideroso di avventura, farà ciò che è nelle sue facoltà per impedire che le cattive intenzioni di Evil Lord si concretizzino. La storia ha dunque inizio con l’arrivo dell’eroe alle porte dell’antagonista, il quale, senza troppi problemi, non farà che ridergli in faccia.

La sfida dunque ha inizio. Il duello finale potrà avere luogo solo dopo il raggiungimento della cima. La trama, nella sua estrema semplicità, è solo un pretesto per proporvi le venti sfide prima citate. Quest’ultime, nella loro progressione, non saranno tuttavia caratterizzate da una difficoltà sempre crescente, ma la complessità dell’ostacolo sarà intrinseca del piano corrente oltre che soggettiva per il giocatore. Fin da subito sarà possibile imbattersi in eventi ostici, mentre verso le ultime stanze alcuni tranelli potrebbero rivelarsi più misericordiosi nei vostri confronti. L’esperienza di gioco è piuttosto varia. Si alterneranno: inseguimenti, combattimenti in tempo reale, prove di abilità ed enigmi. Non tutte le prove sono ispirate, ma alcune risultano davvero ben congegnate. Sebbene infatti possa risultare riuscita una stanza che propone la versione alternativa del celebre gioco “Campo minato”, tipico dei sistemi operativi Windows, potrebbe comportare più di una imprecazione una sfida in cui trovare l’uscita richiederà il superamento di pareti praticamente invisibili. Peggio ancora, sarete chiamati in causa qualora ci sarà bisogno di intraprendere un labirinto con il protagonista non più visibile all’occhio del giocatore. Molto ben fatti sono invece a mio avviso gli enigmi e le prove di abilità. Sui primi vi cito il “piano musicale”, ma senza entrare nel merito; sulle seconde invece, vi ritroverete spesso e volentieri a dover intraprendere un percorso tentando di scansare fuochi fatui et simili. I combattimenti in tempo reale, nominati qualche rigo fa, consisteranno nel colpire i nemici con delle bolle di energia. I mostriciattoli in cui vi imbatterete vi accoglieranno o rispondendo in maniera analoga al vostro attacco o venendovi semplicemente addosso con velocità variabili. Alcuni mostri saranno più lenti, altri più celeri. Ora, indipendentemente dalla stanza, il vostro scopo sarà sempre lo stesso: partire da un punto A e raggiungere il punto B. Per stuzzicare maggiormente il giocatore, Nerghray ha pensato di inserire in ogni livello una sfera da trovare. Scovare questa in ogni stanza vi consentirà di sbloccare il finale “reale” del gioco; un epilogo che rasenta praticamente la genialità. Al termine dell’avventura, verrete infine giudicati con un voto, la media di ogni valutazione associata ad un determinato livello. Sarà vostro interesse quindi superare gli ostacoli nel minor tempo, errori e danni subiti possibili. Il gioco, per quanto possa risultare frustrante in alcuni punti, non è assolutamente proibitivo, ma alla portata di tutti. Nonostante questo sa essere coinvolgente al punto giusto. Un passatempo davvero gradevole che consiglio a chi vuole godere di una partita rapida o anche di un’oretta sana, senza troppi fronzoli per la testa. Una nota la spendiamo infine sulla grafica. Ogni mappa di The Tower si presenta minimale allo stremo e questo potrebbe far storcere il naso a chi predilige ambientazioni particolarmente dettagliate.

Tuttavia, una mappa nuda e cruda ha il vantaggio di negare al giocatore delle distrazioni inutili, suggerendo a quest’ultimo, passivamente, ciò che di concreto deve fare. Le ambientazioni sono piuttosto variegate. Zone laviche, lande di ghiaccio e prati verdi vi attendono all’interno di quello che sembra, visto da fuori, un ammasso di fredde rocce. Insomma, Evil Lord si tratta abbastanza bene.

Conclusioni

The Tower è un giochino. Come poc’anzi detto, è un passatempo capace di farvi divertire per una manciata di minuti. Con una maggiore cura poteva forse spingersi oltre, ma la carriera di Nerghray è ancora lunga, e ci auspichiamo che un eventuale sequel possa colmare le lacune che questo suo primo lavoro ripone al momento dentro di se. Non si esclude tuttavia che le prossime versioni del titolo possano comunque migliorarlo.

 

Rpg Maker è un tool che ha fatto la storia del gaming “fai da te“ per la sua immediatezza e semplicità, risultando dunque appetibile per chiunque voglia ritagliarsi una fetta nel magico mondo indie. Il fatto che il suo uso e consumo sia di intuitiva comprensione non significa tuttavia che il software sia limitato. L’unica limitazione è la fantasia. Saper spremere le meningi per sviluppare qualcosa di diverso non è da tutti. Indipendentemente dalla complessità relativa alla programmazione, difficilmente ci si imbatte in titoli realmente originali. La semplicità del prodotto apre ad un pubblico talmente esteso da comportare inevitabilmente la produzione di titoli fotocopia; ognuno propone il proprio gdr, ma quanti di fatto si sforzano a presentare qualcosa di diverso? La domanda che pongo a voi lettori è un pretesto per presentarvi quelli che a mio modestissimo parere sono le eccezioni alla regola, puntando i riflettori sui seguenti due progetti: Mak Man e Gorn il Barbaro. Il primo è stato sviluppato da Ghost Rider con Rpg Maker 2003; il secondo ha visto la luce per mano di Stefano Zucca con la versione 2000 del software della Enterbrain. Questa non è una recensione vera e propria sui due titoli in questione, ma un invito alla riflessione. Sono due semplici esempi atti a giustificare l’espressione “spremere le meningi“ usata qualche rigo fa. Andiamo dunque con ordine.

 

Mak Man

Il titolo sviluppato dal buon Ghost Rider è un giochino di tutto rispetto, un arcade volendo usare un termine tecnico, che propone in una veste alternativa il classico Pac Man. A detta dell’autore, Mak Man è stato concepito per scherzo; giusto per colmare una mezzoretta altrimenti noiosa. Sorpreso del risultato, Ghost Rider decide di migliorarlo, sia graficamente che nei contenuti. Senza volerlo, ha dimostrato in piccolo la potenza di Rpg Maker. Come lascia intendere il nome, il prodotto della Enterbrain è lo strumento utile per creare un gioco di ruolo, tuttavia, c’è stato appena dimostrato che lo stesso, se solo lo si volesse, può dar vita a platform e perchè no, anche a ben altri generi. Mak Man è un clone del più celebre titolo Namco, ma nonostante questo ha una sua identità; nel suo piccolo, scopre carisma e creatività. Allo stato attuale il giocatore potrà scegliere solo due dei personaggi disponibili, nonchè gli alter ego degli amministratori di Makerando.com, Denzel e lo stesso Ghost Rider. A secondo di quale personaggio sceglierete cambieranno i nemici ma non il livello di difficoltà.

Scegliendo Ghost Rider, vi vedrete alle prese con un “NEMESIS?!!!“ ed i suoi agguerriti animaletti domestici. L‘unico stage attualmente disponibile, composto da ben 10 livelli, si presenta come un’allegra landa verde in cui le pozzanghere/buche con acqua andranno a formare tortuosi labirinti.

 

Sulla meccanica di gioco credo ci sia ben poco da dire. Il vostro scopo sarà quello di prendere tutte le stelline prima che i nemici facciano uso delle vostre luccicanti viscere. In caso di sconfitta il gioco saprà tuttavia come consolarvi:

 

Emh… grazie!!!

 

Gorn il barbaro.

Ragazzi, qui è scesa la lacrimuccia. Chi come me ha avuto la fortuna di nascere negli anni 80, ma soprattutto, è cresciuto a forza di Nes (Nintendo Entertainment System) e pane con la Nutella, saprà comprendere l’impatto che ho avuto a partire dalla schermata di gioco. “Corbezzoli!!!“, mi son detto. “Ma questo è Megaman in formato Golden Axe!“. Per chi non lo sapesse, Megaman è un platform, un‘icona dei videogames, nato da mamma Capcom e cresciuto nel pixelloso mondo degli 8 bit. Stefano Zucca ha saputo con grande inventiva riprodurre gli stessi elementi caratterizzanti le produzione dei bei tempi che furono, quali: musiche e grafica. Una ventata di nostalgia avvolgerà noi veterani, ma non lascerà indifferente chi ama la grande arte dei videogiochi. Il gioco apre ad un villaggio devastato e in fiamme, in cui, senza perderci in chiacchiere, verremo catapultati nella mischia. La giocabilità è molto macchinosa. A colpi di fendenti dovremo farci strada attraverso un orda di nemici che si fionderanno contro di noi senza troppi convenevoli. Non potremo saltare e guai a voi se le asce da lanciare dovessero giungere al termine. Il titolo è spietato e brutalmente complicato. Per quanto frustrante possa essere, Gorn il barbaro è un’idea geniale. Stiamo parlando di un gioco unico come pochi. Non è un capolavoro, ma è un concentrato di citazioni. Sembra essere un documento storico che riassume in breve l’era che va dall’Atari alla prima console Nintendo. Signori miei, qui stiamo parlando di un progetto che vuole distinguersi dalla massa. Un titolo che vuole evadere dal comune gdr trito e ritrito. Meditate gente, meditate. Non servono grandi trame per venire alla luce tra tanti, ma basta avere passione per partorire un qualcosa di unico. Questo progetto non passerà probabilmente alla storia, ma ha voluto dire la sua e nel farlo credo abbia colpito forte e deciso.

 

 

Conclusioni.

Credo ci sia una bella differenza tra lo sviluppo con passione e lo sviluppo per sentito dire. Spesso si vive nell’illusione che una manciata di script, risorse e sfondi creati da Picasso e Michelangelo possano fare la differenza. Per me si vince col cuore e non con l’apparenza. Volete essere ricordati per le vostre idee? Prendete esempio da Mak Man e Gorn il barbaro. Quest’ultimi nella loro estrema semplicità hanno poco da offrire, ma quel poco sono sicuro che sfami a sufficienza.